REVIEW: Musica 351 by Roberto Brusotti [ITA]

Percorrere vie meno battute, costruendo un programma coerente ma vario, suonato con passione e pertinenza stilistica: questi in sintesi i punti di forza di un CD incentrato su compositori quasi coetanei (nati tra il 1891 e il 1893), parigini per nascita o adozione, ma dal profilo quanto mai differente.

In primo piano balza Georges Migot, autore all’epoca piuttosto defilato e oggi forse apprezzato al di sotto dei suoi meriti, di cui vengono presentate ben tre opere dichiarate in prima incisione assoluta: se nel caso di
Introduction si tratta di un lavoro d’occasione (la prova di lettura a prima vista per il concorso di Reims), semplice ma comunque ricco di atmosfera, più sostanziosi appaiono la Sonata per viola sola (1958) ed Estampie, trascrizione autografa per viola e pianoforte di un brano del 1925 per clarinetto e arpa.

Quest’ultima, che si rifa nel titolo a un’antica forma, testimonia del fertile colloquio costituito da Migot col passato musicale, non vissuto nella chiave di una rievocazione
nostalgica, come nel caso ad esempio di Joaquin Rodrigo, ma come persistenza della
tradizione in un linguaggio contemporaneo.

La Sonata, dedita nel 1958 alla violista Marie-Thérese Chailley, è un lavoro ambizioso, articolato in quattro movimenti, che colpisce subito per l’intensità e solennità del
Prélude iniziale: risulta forse un po‘ condizionato dall’eccessiva omogeneità espressiva dei primi due movimenti, quasi un unico soliloquio che si estende in totale per quasi tredici minuti, mentre il quarto, Conclusion, formalmente vicino a un rondo, offre maggiore vivacità e varietà.
Più familiari alla discografia i Quatre Visages, affabili fogli d’album risalenti al periodo
americano di Darius Milhaud (1943), e due brani di Lili Boulanger che vengono però proposti qui per la prima volta da Andrea Cagnin e Patricia Pagny in versione per viola e pianoforte: Nocturne, pregevole frutto della compositrice appena diciottenne, che in questa veste acquisisce maggiore sensualità e calore; e il brillante Cortége, che la sorella Nadia (assieme alla dedicataria Yvonne Astruc) incise già nel 1930 guarnendolo con una breve Introduzione che altro non è che una trascrizione dell’incantevole arioso „Je m’éveille au parfum des roses“ da Faust et Héléne, la cantata con cui Lili si aggiudico nel 1913 il Prix de Rome.

Assai differente l’ambito espressivo della Sonata per viola e piano di Arthur Honegger
(1920), animata da una vera poetica dei contrasti, in particolare nell’iniziale Andante-Vivace, dove i due strumenti sembrano a lungo contrapporsi più che
dialogare. Unica escursione nell’attualità dell’album è Kirchberg dello strasburghese Jean-
Jacques Werner (1935-2017), brano libero e tentativo nel quale la viola gioca il ruolo di protagonista.

Il cp è arricchito da puntuali note di copertina di Alberto Napoli.

Roberto Brusotti

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