INTERVISTA | Visages: i due volti della musica per Patricia Pagny e Andrea Cagnin by Blog della Musica [ITA]

Visages è il titolo dell’album nato dalla collaborazione tra il pianoforte di Patricia Pagny e la viola di Andrea Cagnin per l’etichetta Stradivarius. Un connubio nato nel 2020 suonando tra la Svizzera, la Francia e la Germania. Li abbiamo intervistati per Blog della Musica.

Diamo il benvenuto ai musicisti Patricia Pagny e Andrea Cagnin: come è nato il disco Visages?

La volontà di accostare il repertorio più conosciuto a perle musicali ingiustamente dimenticate o poco eseguite in pubblico è il principio generale che orienta il nostro duo. Questo progetto discografico nasce dall’incontro con Emmanuel Honegger, Presidente dell’associazione “Les Amis de l’Oeuvre et de la Pensée de Georges Migot” di Strasburgo (Francia), e in particolare dal desiderio di registrare le opere per viola e pianoforte di Georges Migot non ancora incise. Grazie al supporto di Yamaha Europe e di Tasti’era Project, abbiamo potuto compiere questa impresa con la casa discografica Stradivarius.

Come avete scelto i 16 brani che lo compongono?

Oltre alle musiche di Migot, abbiamo selezionato anche brani significativi di compositori che hanno influenzato la musica svizzera nel XX secolo. Insieme alla Sonata di Arthur Honegger, musicista svizzero di fama internazionale, abbiamo registrato le opere di Darius Milhaud, Lilly Boulanger e Jean-Jacques Werner, che hanno lavorato in veste di compositori, musicisti e didatti per lunghi periodi in Svizzera, da Ginevra a Lugano, e dall’Engadina a Zurigo.

La parola “Visages” racchiude in sintesi il concetto del nostro programma. I volti (visages) dei due strumenti coinvolti in questo progetto apparivano molto diversi all’inizio del ventesimo secolo: da un lato, il pianoforte era stato lo strumento principe della musica colta dell’Ottocento, sia come solista che nel repertorio cameristico; dall’altro, la viola era tradizionalmente confinata al ruolo di parte interna nell’orchestra e spesso secondaria nel quartetto. Raccogliendo opere di autori che hanno saputo mettere in risalto il rapporto tra questi due strumenti così diversi, questo disco rappresenta una testimonianza del processo di emancipazione della viola nel ventesimo secolo. Allo stesso tempo con “Visages” si intendono le numerose sfaccettature messe in luce da compositori che provenivano da contesti simili (Francia e Svizzera in un arco cronologico circoscritto) e che hanno saputo realizzare composizioni con stili totalmente diversi, valorizzando gli strumenti e sperimentando nuove frontiere non ancora scoperte. E non da ultimo, “Visages” sono i volti di noi esecutori: due persone con percorsi diversi che tuttavia condividono la stessa passione per la ricerca di nuovi stili di esecuzione.

Potete raccontarci un po’ di voi? Chi sono Patricia Pagny e Andrea Cagnin?

Andrea: Sono originario della provincia di Padova e vivo ormai da nove anni a Berna, in Svizzera. Dopo essermi diplomato in viola al conservatorio di Castelfranco Veneto, ho frequentato i corsi di perfezionamento con Antonello Farulli a Fiesole e ho conseguito il Master Performance e Master Pedagogy con Patrick Jüdt al Hochschule der Künste di Berna. Ho collaborato con diverse orchestre in Italia e Svizzera, tra cui Basel Sinfonietta, Sinfonie Orchester Biel Solothurn, Gstaad Festival Orchestra e l’Orchestra di Padova e del Veneto. Son sempre stato appassionato di musica da camera e mi sono esibito in diverse formazioni in Italia, Germania, Francia e Svizzera. Attualmente insegno viola presso la scuola di musica di Biel, in Svizzera.

Patricia: Sono una pianista francese, ma ho vissuto per molto tempo in Italia e considero entrambe le culture come parti di me. Ho una carriera internazionale da ormai 40 anni, e ho avuto modo di suonare con musicisti del calibro di Georg Solti, Yehudi Menuhin, Marcello Viotti, Olivier Charlier, Ilya Grubert. Ho collaborato in veste di solista con orchestre prestigiose, tra cui la Chicago Symphony Orchestra, i Berliner Symphoniker, l’Orchestre Philharmonique de Strasbourg e l’Orchestra della Svizzera Italiana. Insomma, sono spesso in giro, e infatti torno proprio ora da Bangkok dove ho suonato il concerto di Edward Grieg per pianoforte e orchestra con la Thailand Philarmonic Orchestra. Insegno pianoforte e musica da camera al Hochschule der Künste di Berna.

Come è nata la vostra collaborazione?

La nostra collaborazione nasce grazie alla “Serie Janus” di Tasti’Era Project. Ispirata a Giano, il dio romano della transizione dai due volti, uno rivolto al passato, l’altro al futuro, questa serie ha lo scopo di mettere in contatto musicisti di diverse generazioni, affinché entrambi possano trarre vantaggio dalle reciproche pratiche ed esperienze. Ci siamo conosciuti all’Hochschule der Kunste di Berna in qualità di allievo e insegnante nei corsi di musica da camera. Nell’autunno 2020 siamo riusciti a fare i primi concerti in Germania, presso la Brahms Gesellschaft di Baden-Baden, e in Francia. Da quel momento è cominciato il nostro duo che, malgrado le forti limitazioni subite dal mondo della musica negli scorsi anni, è per noi uno stimolo continuo e una fonte di grande soddisfazione.

Qual è il vostro autore prediletto?

Andrea: Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il profondo e struggente romanticismo delle sinfonie e dei balletti mi ha sempre affascinato ed è impresso nel mio animo. Inoltre, il vinile della suite del Lago dei cigni è il primo ricordo di musica classica della mia infanzia.

Patricia: Non ho un autore preferito, ogni repertorio che eseguo è a me prediletto a seconda del periodo della mia vita. In questo momento il repertorio francese mi sta molto a cuore, come i compositori Poulenc, Debussy, Fauré e Migot.

Che brano consigliereste per chi si avvicina per la prima volta al mondo della musica classica?

Andrea: Sono molti i brani che potrebbero andare bene per un primo ascolto. Restando fedele alle mie origini venete, consiglierei le Quattro stagioni di Antonio Vivaldi. È musica descrittiva, semplice all’ascolto, e cattura l’attenzione di qualsiasi pubblico.

Patricia: Consiglierei la trasparenza e la semplicità dell’Adagio del concerto per pianoforte e orchestra K488 di Wolfgang Amadeus Mozart. Non sono incline a proporre musica forte e dinamica, ma più quella tenue ed intima, in grado di toccare il cuore dell’ascoltatore.

Avete in programma delle date anche in Italia dove sarà possibile ascoltarvi in concerto?

Stiamo organizzando diverse date in Italia con un programma di compositori francesi e italiani. Questo repertorio rappresenta le nostre radici, e in questo connubio riconosciamo la nostra identità.

 

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